La simbiosi, in psicologia e in Analisi Transazionale, è una modalità relazionale in cui due persone iniziano a funzionare come se fossero “un unico organismo”. È una forma di fusione inconsapevole: i confini tra il mio e il tuo si assottigliano, alcuni bisogni vengono delegati all’altro, e la libertà di scelta si riduce.
La simbiosi crea legami intensi, spesso rassicuranti, ma può diventare una gabbia invisibile quando sostituisce l’autonomia, il pensiero critico e la responsabilità personale. È una danza in cui un passo dell’altro sembra definire anche il nostro, e in cui si fa fatica a riconoscere dove finiamo noi e dove inizia l’altro.
Comprenderla significa riconoscere come ci agganciamo agli altri, quali parti di noi restano in ombra, e cosa ci spinge — a volte — a rinunciare alla nostra interezza pur di non perdere la connessione.
La simbiosi è uno dei primi modi in cui entriamo in relazione con il mondo. È il legame originario in cui il bambino dipende completamente dalla figura di accudimento per regolare le proprie emozioni, sentirsi al sicuro e costruire un senso di sé. In questa fase, i bisogni fondamentali – come essere visti, ascoltati, nutriti emotivamente e protetti – non riguardano solo la sopravvivenza, ma diventano le basi su cui poggeranno le relazioni future.
Quando questi bisogni non ricevono risposta in modo coerente, il bambino impara strategie di adattamento che gli permettono di andare avanti, ma che da adulto possono trasformarsi in modalità relazionali che limitano, confondono o fanno soffrire. Non perché “sbagliate”, ma perché nate in un contesto in cui serviva sopravvivere, non crescere.
Non nasce da mancanze o debolezze, ma da un bisogno profondamente umano: sentirsi al sicuro. Da bambini è vitale — dipendiamo da un altro per sopravvivere, regolarci, capire il mondo. Da adulti, però, può trasformarsi in un imprevisto della crescita emotiva.
Lavorare sulla simbiosi in terapia significa tornare proprio a quel terreno originario, con delicatezza e precisione, per rinegoziare bisogni antichi che non hanno mai avuto spazio. Significa sciogliere legami interni ancora legati a emozioni non espresse, paure profonde o ruoli che il bambino si era assunto troppo presto. È un processo che porta integrazione, autonomia emotiva e un senso di sé più completo e riparato. Un lavoro che, spesso, permette di guarire ferite che ci portiamo dentro dagli attaccamenti primari senza nemmeno accorgercene.
La simbiosi sana: quando due bisogni si incontrano senza fondersi
Un’immagine potente per comprendere la simbiosi sana viene dal mondo animale: il rapporto tra il coccodrillo e il piccolo uccellino (il plover).
Il coccodrillo apre la bocca e permette all’uccellino di entrare per nutrirsi dei residui di cibo rimasti tra i denti. L’uccellino ottiene nutrimento, il coccodrillo ottiene una pulizia naturale della bocca. Nessuno invade l’altro, nessuno domina, nessuno perde la propria autonomia: è una relazione in cui entrambi traggono beneficio senza confondersi.
Questo è esattamente ciò che accade nella simbiosi sana tra due esseri umani.
Esiste un contatto profondo, un incontro di bisogni reciproci, ma ciascuno resta sé stesso. Il legame è ravvicinato, ma non intrusivo. C’è scambio, ma non dipendenza cieca.
È una forma di relazione in cui il supporto circola liberamente: quando l’altro si avvicina, lo fa senza “invadere”; quando io mi apro, lo faccio senza dissolvermi.
Nella crescita psicologica, la simbiosi sana è quella fase in cui il bambino può affidarsi alla figura di accudimento e sentirsi nutrito emotivamente, ma allo stesso tempo viene incoraggiato a sviluppare autonomia e iniziativa. È un contatto ravvicinato che sostiene, non soffoca; nutre, non trattiene.
Proprio come il coccodrillo e l’uccellino, c’è una danza di fiducia reciproca: un incontro in cui entrambi trovano qualcosa di buono, senza paura di perdersi o danneggiarsi. È questa la base delle relazioni adulte più sicure, quelle in cui si resta vicini senza rinunciare a sé stessi.
Simbiosi di primo e secondo ordine: cosa sono e come influenzano le nostre relazioni
Nell’Analisi Transazionale, la simbiosi è una condizione relazionale in cui due persone funzionano come se avessero meno di tre stati dell’Io ciascuna. In altre parole, non usano tutte le proprie risorse interne: un pezzo di loro “si appoggia” totalmente sull’altro, creando una relazione che sembra intima, ma che può diventare limitante.
La simbiosi non è necessariamente negativa: è normale, naturale, persino necessaria in alcune fasi della vita.
Il problema nasce quando diventa l’unico modo in cui ci si relaziona.
Simbiosi di primo ordine: quando manca tutto il resto
Nella simbiosi di primo ordine, entrambi i membri della relazione rinunciano a due stati dell’Io, mantenendone soltanto uno funzionante. Funzionano così:
-
una persona assume la posizione Genitore
-
l’altra assume la posizione Bambino
Lo stato dell’Io Adulto, cioè quello che permette di pensare, valutare, scegliere e decidere, viene “spento” da entrambi. La relazione diventa un incastro perfetto: uno guida e protegge, l’altra si affida e dipende.
È la simbiosi più antica, quella che appartiene all’infanzia, dove è necessaria per sopravvivere: un neonato ha davvero bisogno di un adulto che pensi, valuti e decida al posto suo.
Il problema è quando questo modello continua a ripetersi anche da adulti.
Come si manifesta tra adulti?
-
Una persona si occupa di tutto, decide per entrambi, anticipa i bisogni.
-
L’altra “non sente di potercela fare”, si affida, delega, non prende decisioni.
-
Entrambi credono, in modo più o meno consapevole, che senza l’altro “non ci si riesca”.
È una relazione che può sembrare sicura, ma che limita la crescita: uno non impara a reggersi, l’altro non impara a lasciare andare il controllo.
Simbiosi di secondo ordine: quando sembra più adulta, ma non lo è
Nella simbiosi di secondo ordine, i due partner mantengono due stati dell’Io funzionanti, ma comunque non usano pienamente il proprio Adulto. Non è una simbiosi totale e primitiva, è più sottile.
Non c’è un unico schema fisso: la distribuzione degli stati può essere più flessibile, ma la dinamica resta incompleta.
La relazione appare più autonoma, ma sotto la superficie si muove ancora un incastro dipendente.
Per esempio:
-
una persona opera soprattutto dal suo Adulto, pensando di essere razionale e autonoma,
-
ma un pezzo di sé funziona in modo Genitoriale verso l’altro,
-
mentre l’altro risponde dalla posizione di Bambino anche se, all’esterno, sembra adulto.
È una simbiosi “funzionante”, quella che permette alla coppia o al rapporto di andare avanti… ma con un prezzo: entrambi restano in ruoli fissi, e l’intimità vera non riesce a svilupparsi.
Come si manifesta?
-
Una persona pensa, organizza, decide, gestisce.
-
L’altra sente di non essere “abbastanza”, chiede conferme, cerca approvazione.
-
In superficie sembra equilibrio, in profondità è un incastro.
Non è tossica in sé, ma può diventare un limite invisibile: non ci si incontra da adulti completi.
Perché rimaniamo in simbiosi?
La simbiosi promette qualcosa che spaventa moltissimo:
non essere soli.
Promette:
-
protezione,
-
certezza,
-
prevedibilità,
-
un ruolo chiaro,
-
una direzione.
Spesso ci restiamo perché:
-
ci è familiare (viene dalla nostra storia infantile),
-
sembra che “funzioni”,
-
fa sentire utili o amati,
-
evita conflitti e responsabilità,
-
dà l’impressione di sicurezza.
Il problema è che, senza accorgercene, si paga con la libertà, l’autenticità e la possibilità di crescere.
Come se ne esce?
Il punto centrale non è “rompere la simbiosi”, ma riattivare gli stati dell’Io dormienti.
Ci si libera quando:
-
ci si permette di sentire (Bambino),
-
ci si permette di pensare e scegliere (Adulto),
-
ci si permette di prendersi cura di sé senza invadere l’altro (Genitore).
La relazione si trasforma quando entrambi possono dire, in modo adulto:
“Siamo due, completi. Possiamo incontrarci, non incastrarci.”
È un lavoro che richiede consapevolezza, tempo e un po’ di coraggio, perché significa uscire da un equilibrio noto per entrare in un terreno nuovo, più libero ma anche più vulnerabile.
Perché è importante parlarne
La simbiosi è uno degli schemi più silenziosi e diffusi nelle relazioni: coppie, amicizie, famiglia, lavoro.
Capirla permette di guardare con più chiarezza la domanda che spesso resta sotto:
Sto scegliendo questa relazione… o sto ancora cercando sicurezza?
E soprattutto:
Sto incontrando l’altro da adulta/o intero, o con una parte di me che si appoggia o protegge più del necessario?
Quando gli adulti si incontrano da adulti, la relazione non è più un incastro:
è un luogo dove si può davvero respirare.
Aggiungi commento
Commenti